Pagina:Teofrasto - I Caratteri.djvu/74

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il filosofo teofrasto

dirette immagini e colori. I quali schemi rivivono ancora nell’epigramma che Marziale dedicherà al galante Cotylus descrivendo il damerino: bellus homo est flexos qui digerit ordine crines; / balsama qui semper cinnama semper olet; / cantica qui Nili qui Gaditana susurrat; / qui movet in varios brachia vulsa modos; / inter femineas tota qui luce cathedras / desidet, atque aliqua semper in aure sonat; / qui legit hinc illine missas, scribitque tabellas, / pallia vicini qui efugit cubiti; / qui scit quam quis amet; qui per convivia currit; / Hirpini veteres qui bene novit avos. / Quid narras? Hoc est, hoc est, Cotile, bellus? / Res pertricosa est, Cotile, bellus homo.

«Damerino è chi ravvia in bell’ordine i suoi capelli arricciati; chi sempre odora di profumati unguenti, chi sempre odora di cinnamomo; chi canticchia canzoni forastiere dell’Egitto e di Spagna; chi agita le braccia depilate ammanieratamente; chi tuttodì fra femine tien cattedra, e che sempre nell’orecchio a qualcuna bisbiglia; chi legge letterine mandategli di qua e di là, e sempre ne scrive; chi cerca di evitare il vestito del vicino che gli sta a gomito; chi conosce gli amori di tutti; chi corre ai conviti; chi conosce nonni e bisnonni del palafreno irpino. Ma che dici, dunque? Questo, proprio questo è il damerino, o Cotilo; il damerino è cosa molto scabrosa...».

Possiamo conchiudere cosí la nostra rassegna, col ritratto dell’amasio e del vagheggino il quale sta su tutte l’usanze e non soffre che un bruscolo offenda la sua lindura: premendo ormai raccogliere in succinto le notizie sulla tradizione manoscritta e sulle stampe e traduzioni dell’operetta teofrastea, a cominciar da allora che nel 1527 furono scoperti i primi quindici caratteri e pubblicati a Norimberga dall’umanista Bilibaldo Pirckheymer, al quale erano stati inviati manoscritti da Giovanni Francesco Pico della Mirandola nipote del famoso Giovanni ch’era morto nel 1494. Il Pirckheymer li pubblicò cum interpretatione latina dedicandoli ad Alberto Direr in una lettera di prefazione, affinché egli che


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