Pagina:Teofrasto - I Caratteri.djvu/79

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la fortuna di un libro

Ermanno Diels nel 1883, pubblicò i suoi risultati in un’edizione, la quale, se non è neppur essa la migliore perché troppo incompleta per taluni codici, è in ogni caso molto utile e riproduce anche le minime varianti ed errori di molti codici. I manoscritti dei «Caratteri» sono in tutto una sessantina, sui quali eccellono i due Parigini della Biblioteca Nazionale di Parigi numerati coi numeri 2977 e 1983 e siglati rispettivamente con A e B, il primo del decimo o forse anche undecimo secolo, il secondo del decimo, e contenenti ambedue i primi quindici caratteri; ed eccelle il codice 110 della Biblioteca vaticana, del secolo decimosesto, che è il solo che contenga i caratteri dal sedicesimo al trentesimo e che è siglato con la lettera V. Gli altri manoscritti sono raccolti in tre famiglie denominate E D C, ma sono tuttora non esaurientemente collazionati e ci trasmettono rispettivamente i primi quindici, i primi ventitré e i primi ventotto caratteri.

Nessuno dei manoscritti appartenenti alle famiglie E D C sembra risalire oltre il secolo decimoquarto, ma forse non è vero quel che comunemente si afferma che cioè questi codici derivino dagli altri di Parigi e dal codice vaticano, presentando essi varianti notevoli, qualcuna delle quali è antichissima lezione e qualche altra è certamente da preferire alle lezioni che si leggono negli altri codici. È dunque probabile che cotesti codici, uno o due di cotesti codici, sebbene piú recenti, o, come è costume chiamarli, recentiores, siano copia di manoscritti anche piú attendibili di A B e V, e che però neppure oggi sia in tutto e pertutto risoluta la quistione della tradizione manoscritta del «Caratteri». Chi poi pensi che anni fa scoprivansi i frammenti di un Epitome dei capitoli venticinque e ventisei in un papiro di Ossirinco a terzo secolo dopo Cristo, e si pubblicavano da un papiro di Ercolano i libri di Filodémo sui vizi, in uno dei quali leggevasi per esteso il carattere quinto di Teofrasto, e che il testo di quel carattere appariva pressoché identico al testo tramandato dai codici, si accorgerà stibito che la fortuna del libriccino teofrasteo, fu variamente avventurosa anche in antico, e che anche in antico se ne fecero estratti e riassunti di diversa indole e a diverso scopo. L’Epitome di Ossirinco è diretta progenitrice della cosiddetta Epi-


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