Vai al contenuto

Pagina:Teoli - Teatro Historico di Velletri.djvu/125

Da Wikisource.

alla fine, morto il Padre, e forse anco prima, palesemente, ò di nascosto, si riducesse alla stanza paterna, finì li suoi giorni, e da' suoi più cari, che la servivano, e seguivano, benche fuggitiva, con pochissima pompa funerale, non già in Piramide, ò Mausoleo, come si conveniva alla sua nobiltà, ma in una semplice Cassa marmorea sepelita fosse1.

L'Anno passato vicino al Colle Ottone, dove come s'è detto, era la Villa d'Ottone Imperatore, Proprietà di Frà Girolamo Toruzzi Cavalier di Malta, vicina all'antica Strada Romana, e dalla Città un miglio, e poco più distante, fù ritrovata un Urna sepolcrale, delle più belle, et antiche memorie, che forse si possino vedere à tempi nostri. Perche per le cose ivi ritrovate si scuopre uno de' Sacrificij humani fatti dalla cieca Gentilità à falsi Dei. In tutte le parti del mondo, in ogni tempo, e da qualsivoglia Natione si sono fatti Sacrificij cruenti, et abhominevoli à Numi fallaci, à Demonij; e la Divina scrittura l'autentica, mentre per bocca del Salmista dice, Imolaverunt filios suos, et filias suas Dæmoniis. Chi sia stato l'inventore di tanta crudeltà, io non hò potuto ritrovarlo prima di Fauno, ch'essendo Rè del Latio, istituì tali Sacrificij, e per dire meglio, Sacrilegij, in honore di Saturno suo Avo, così riferisce il Vives, Tum etiam ante Herculem, homo Saturno imolabatur, quod sacrum Faunus instituit Avo Suo Saturno; lo disse ancora Lattantio, Ante Pompilium Faunus in Latio, qui et Saturno nefaria Sacra constituit, et Picum Pater inter Deos honoravit. E perciò il Nauclero scrisse, Saturnus in Latio eodem genere Sacrificii cultus est humano sanguine. E prima di loro lo scrisse Dionisio, dicendo, Fertur etiam Veteres Saturnum placare solitos humanis victimis. Anzi narra, che tanta crudeltà fosse tolta via da Hercole, che non potendo sopportar Vittime cosi horrende, ordinò un'Altare nel Monte Saturnio, hoggi Capitolio, et in vece di Sacrificij humani, facesse preparare trenta Statue, ò Simulacri humani, chiamati Argei, e li facesse gettare nel Tevere, Herculem verò, ut aboleret hunc morem Sacrorum, et Aram fundasse in Colle Saturnio, etc. Simulacra hominum triginta numero de sacro Ponte mittunt in Tyberim fluvium, quæ Argeos nominant. Pescennio Festo

  1. La figura di Giulia Maggiore, figlia naturale di Ottaviano Augusto e della sua seconda moglie Scribonia, fu quella di una donna vittima indirettamente della carriera politica del padre. Costretta ad unirsi in matrimonio prima con suo cugino Marco Claudio Marcello, poi con Marco Vipsanio Agrippa, generale romano alleato di Ottaviano, ed infine con Tiberio Claudio Nerone, futuro imperatore. Accusata nel 2 a.C. dallo stesso Ottaviano di aver complottato contro di lui, il suo matrimonio con Tiberio fu dichiarato nullo e Giulia costretta in esilio nell'isola di Ventotene. Cinque anni dopo le venne concesso di fare ritorno sulla terraferma, forse a Reggio Calabria, ma quando nel 14 d. C. Tiberio divenne imperatore ordinò che le venissero confiscati tutti i beni e le rendite, costringendola letteralmente alla fame ed alla povertà, ed infine alla morte.