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Pagina:Teoli - Teatro Historico di Velletri.djvu/214

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Gregorio Gori, essendo Canonico della Catedrale di Velletri, doppo la rinuncia d'alcune Cappellanie, et Iuspatronati, fatta a' suoi più stretti parenti, e particolarmente quello dell'Antica Chiesa della Santissima Trinità, fù fatto Vescovo della Cefalonia isola nell'Arcipelago del Dominio Veneto, da Papa Gregorio Duodecimo nel M.CCC.VIIII. Era egli molto familiare del Pontefice, fù gratissimo a' Signori Venetiani, perché più, e più di questa Fameglia havevano sparso il sangue per la Serenissima Republica Veneta, et perciò fù accompagnato da persone da persone deputate da quel Senato sin'al Vescovato, nel quale cominciò una bellissima fabrica per la Residenza Episcopale, procurò d'ordinar Preti nella Diocesi per cura delle sue Pecorelle; ma la cõtrarietà del Clima lo fece ritornar alla Patria doppo 7. Anni, dove fondò la Cappella della SS. Annunciata nella Catedrale, nella quale è sepelito. Morì nel M.CD.XIX. Fra Francesco ....... Maestro in Teologia della nostra Religione di S. Francesco, fù Lettor publico. e Guardiano d'Orvieto con tanta gratitudine, che volendo indi partire, piangevano quelle genti amaramente, in tanto, che nel libro delle Reformationi al num. 29. come hò veduto, nell'Archivio di quella Città, si legge, che Remanebant plorantes, sicut pecudes sine Pastore; per lo che gl'accrebbero stipendij per il Convento, e per se ancora. Doppo da Papa Eugenio Quarto fù fatto Vescovo di Capri, come registra il P. Uvadingo nel M.CD.XXXIII. e poi fù Vescovo di Gaeta.
Matteo Mancini, fù figliuolo del Cavalier Prospero di Nobil Fameglia, fù Dottore insigne nell'una, e nell'altra Legge, era ornato di molta pietà, e prudenza, e come il nostro Mancinello spiega in un Epigrãma. fù Vescovo di Sora.

Ad Mattheum Mancinum Veliternum Episcopum

Soranum

Prosper erat Matthiae Pater Mancinae vocatus,

Sed tu prosperior rite vocandus eras.

Clarus erat Genitor veneranda stirpe creatus,

Moribus, et claro nomine factus Eques.

Clarior ipsetamen Iuris doctrina utriusque,

Qua tibi sunt Latio vix duo, tresuè pares.

Additus et Pietas, Clementia, copia rerum,