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Pagina:Teoli - Teatro Historico di Velletri.djvu/22

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enim Aureo Sæculo sub Principibus Dÿs Iano, Camese, Saturno, gente Phœnica, e Saga, qua post inundationem terrarum prima Colonias misit. E’ però d’avertire (dica à suo bell’agio quello che vuole Lilio Gregorio Giraldi)1 [L.Gr.Gir. tom.pr.]che Giano è l’istesso che Noe, come frà molti gravi Autori afferma Beroso Caldeo2, [Beros. Cal. de Antiq. lib. 3. Genes. c.9]il quale, doppo haverlo più volte Noe chiamato, come nell’accennare la discesa di lui dal Monte di Gordico nell’Armenia, dove per quello habbiamo dal sacro Cronista, cessate l’acque del Diluvio, si fermò l’Arca, nel descrivere l’insegnamento de sacri Riti, nel riferire la partenza dall’Armenia, & in altri particolari ancora, lo chiama Giano, per esser egli stato primo inventore del Vino; non significando Iain, in lingua Hebrea, che Vino in lingua nostra. Ob beneficium inventa vinis, & vini, dignatus est cognomento Iano. Confermò l’istesso Girberto Genebrardo, quando disse, Ab hoc vino invento Ianus fortasse dictus est, nam Iain Hebreis vinum est. Seguitato anco da Gerolamo Bardi3, da Giovanni Becano4, e da Antonio Fonseca Portoghese, che apertamente dice, Noe esse Ianum exitum ab Area Mense Yanuarÿ quia à Iano sic dicitum. Anzi li Greci per l’istessa caggione del Vino lo chiamarono Oenotrio, asserisce Catone, quem quidam Oenotrium dictum affirmant, quia invenit Vinum & Far. E’ ben vero che fù chiamato Cielo, & Ogige da Senofonte, nel descrivere la sopputazione de gl’Anni de gl’Antecessori à Semiramide potente Regina de gl’Affarij scolpita in una Colonna, dice Atavus Cælus fœnix, Ogiges, ab Ogige ad meum Avum, etc. Fù detto anco Urano, che l’istesso significa, che Cielo, che Diodoro Siculo, narrando la Posterità di lui, Uranum ex multis Uxoribus suscepisse ferunt filios, e lo conferma Lattantio Firmiano5 dicendo, Uranum potentem virum habuisse coniugem. Anzi afferma, ch’egli fosse il primo Re d’Italia, apportando il parere d’Ennio, Ennius in Eubemero, non primum regnasse Saturnum, sed Uranum Patrem. E per ciò erra Diodoro Siculo in dire, Ex multis Uxoribus, perchè una sola n’hebbe con più nomi chiamata, come più sotto si dirà. Fù, per finirla, chiamato Vertunno6, Protheo, e Vadimone, che l’istesso significano, dice Giovanni Lucido

  1. Lilio Gregorio Giraldi (1479 - 1552) fu un umanista e storico ferrarese, autore di diverse opere di vario genere, tra le quali probabilmente il Teoli fa riferimento al Libellus in quo aenigmata pleraque antiquorum explicantur, pubblicato per la prima volta a Basilea nel 1539, e dove l’autore cerca di spiegare alcune questioni rimaste aperte relative alla storia dei popoli antichi. N.d.C.
  2. Beroso o Berossos, in lingua accadica Bēl-rē’ušu, fu un sacerdote caldeo, astronomo e storico, autore di opere in greco risalenti agli inizi del III secolo a.C., tra le quali una monumentale Storia di Babilonia andata però perduta insieme al resto dei suoi scritti. Lo scritto a cui si riferisce il Teoli, tuttavia, è opera di un falso storico, scritto dal frate domenicano Annio da Viterbo (c. 1432 - 1502), storico e pupillo di papa Alessando VI. Annio, nel 1495 pubblicò l’opera Commentaria super opera diversorum auctorum de antiquitatibus, sostenendo di aver trovato delle opere inedite di Beroso che narravano appunto episodi della storia del mondo risalenti al Diluvio. Nonostante si trattasse di un falso letterario l’opera influì notevolmente numerosi autori del Rinascimento, soprattutto per quanto riguarda le origini dei popoli antichi. N.d.C.
  3. Girolamo Bardi (1603 - ...), autore di una Chronologia universale, nella quale si tratta la storia del genere umano da Adamo fino al 1581 circa. N.d.C.
  4. Johannes Goropius Becanus, medico olandese e studioso di linguistica; l'opera a cui si fa riferimento è Origines Antwerpianae pubblicato nel 1569.
  5. Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio (250 c.-327 c.), retore cristiano di epoca romana, fu il primo a scrivere un compendio della religione cristiana, il Divinarum institutionum Libri VII, a cui fa riferimento il Teoli.
  6. Vertumno, divinità etrusca simbolo del mutamento e dell'avvicendarsi delle stagioni, spesso rappresentato come amante della dea Pomona, dea protettrice dei frutti, dell'olivo e della vite.