Pagina:The Oxford book of Italian verse.djvu/103

Da Wikisource.

DANTE ALIGHIERI

51 vi
T
ANTO gentile e tanto onesta pare

La donna mia, quand’ella altrui saluta,
               Ch’ogni lingua divien tremando muta,
               4E gli occhi non l’ardiscon di guardare.
          Ella sen va, sentendosi laudare,
               Benignamente d’umiltà vestuta;
               E par che sia una cosa venuta
               8Di cielo in terra a miracol mostrare.
          Mostrasi sì piacente a chi la mira,
               Che dà per gli occhi una dolcezza al core,
               11Che intender non la può chi non la prova.
          E par che della sua labbia si muova
               Un spirito soave e pien d’amore,
               14Che va dicendo all’anima: ‘ sospira. ’


52 vii
V
ENITE a intender li sospiri miei,

O cor gentili, chè pietà il desia;
               Li quali sconsolati vanno via,
               4E s’e’ non fosser, di dolor morrei.
          Perocchè gli occhi mi sarebbon rei
               Molte fiate più ch’io non vorria,
               Lasso! di pianger sì la donna mia,
               8Che sfogassi lo cor, piangendo lei.
          Voi udirete lor chiamar sovente
               La mia donna gentil, che se n’è gita
               11Al secol degno della sua virtute;
          E dispregiar talora questa vita
               In persona dell’anima dolente,
               14Abbandonata dalla sua salute.


103