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FRANCESCO PETRARCA
S’egli è pur mio destino,
15E ’l Cielo in ciò s’adopra,
Ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda;
Qualche grazia il meschino
Corpo fra voi ricopra,
E torni l’alma al proprio albergo ignuda.
20La morte fia men cruda,
Se questa speme porto
A quel dubbioso passo:
Chè lo spirito lasso
Non poria mai ’n più riposato porto,
25Nè in più tranquilla fossa
Fuggir la carne travagliata e l’ossa.
Tempo verrà ancor forse,
Che all’usato soggiorno
Torni la fera bella e mansueta;
30E là ov’ella mi scorse
Nel benedetto giorno,
Volga la vista desïosa e lieta,
Cercandomi: ed, oh pieta!
Già terra infra le pietre
35Vedendo, Amor l’inspiri
In guisa che sospiri
Sì dolcemente che mercè m’impetre,
E faccia forza al Cielo,
Asciugandosi gli occhi col bel velo.
40Da’ bei rami scendea,
Dolce nella memoria,
Una pioggia di fior sovra ’l suo grembo;
Ed ella si sedea
Umile in tanta gloria,
45Coverta già dell’amoroso nembo.
Qual fior cadea sul lembo,
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