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FRANCESCO PETRARCA

               Ma per trarti d’affanni
               M’è dato a parer tale. Et ancor quella
               Sarò, più che mai bella,
               65A te più cara, sì selvaggia e pia,
               Salvando insieme tua salute e mia.’
          I’ piango; et ella il volto
               Co’ le sue man m’asciuga; e poi sospira
               Dolcemente, e s’adira
               70Con parole che i sassi romper pònno:
               E, dopo questo, si parte ella e ’l sonno.


Sonetti

85 xix
V
AGO augelletto che cantando vai,

Ovver piangendo il tuo tempo passato,
               Vedendoti la notte e ’l verno a lato,
               4E ’l dì dopo le spalle e i mesi gai;
          Se come i tuoi gravosi affanni sai,
               Così sapessi il mio simile stato,
               Verresti in grembo a questo sconsolato
               8A partir seco i dolorosi guai.
          I’ non so se le parti sarian pari;
               Chè quella cui tu piangi è forse in vita,
               11Di ch’a me Morte e ’l Ciel son tanto avari:
          Ma la stagione e l’ora men gradita,
               Col membrar de’ dolci anni e degli amari,
               14A parlar teco con pietà m’invita.

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