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FRANCESCO MARIA MOLZA

168 ii

(Ad un principe italiano)

S
IGNOR, ch’in verde e giovanetta etade

Italia neghittosa ai primi pregi
               Chiamate spesso, de’ suoi lochi egregi
               4Mentre vi stringe il cor alta pietade,
          Alle dolci, occupate, alme contrade,
               Già seggio illustre d’onorati regi,
               Gli occhi volgete, e fra’ bei vostri fregi
               8Luogo abbia ancor di lei la libertade.
          E se fortuna di furore accesa,
               Ch’a’ bei principj fu sempre molesta,
               11Amari intoppi v’apparecchia ed empj,
          Non lassate, Signor, la bella impresa:
               Però che non fu mai siccome or presta
               14Italia a rinnovar gli antichi esempj.


169 iii
V
ESTIVA i colli e le campagne intorno

La primavera di novelli onori,
               E spirava soavi arabi odori
               4Cinta d’erbe e di fiori il crine adorno;
          Quando Licori a l’apparir del giorno
               Cogliendo di sua man purpurei fiori
               Mi disse: ‘ In guiderdon di tanti ardori
               8A te gli colgo, ed ecco i’ te ne adorno.’
          Così le chiome mie soavemente
               Parlando cinse, e in sì dolci legami
               11Mi strinse il cor, ch’altro piacer non sente.
          Onde non fia giammai ch’i’ più non l’ami
               Degli occhi miei, nè fia che la mia mente
               14Altra sospiri desïando o chiami.

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