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TORQUATO TASSO

212 iv
V
ECCHIO ed alato dio, nato col sole

Ad un parto medesmo e con le stelle,
               Che distruggi le cose e rinnovelle,
               4Mentre per torte vie vole e rivole,
          II mio cor, che languendo egro si duole,
               E de le cure sue spinose e felle
               Dopo mille argomenti una non svelle,
               8Non ha, se non sei tu, chi più ’l console.
          Tu ne sterpa i pensieri, e di giocondo
               Oblio spargi le piaghe, e tu disgombra
               11La frode onde son pieni i regi chiostri;
          E tu la verità traggi dal fondo
               Dov’è sommersa, e, senza velo od ombra,
               14Ignuda e bella a gli occhi altrui si mostri.


213 v
F
ERTIL pianta che svelta è da radici,

Perchè l’aura le spiri e splenda il sole,
               I tronchi rami rinnovar non suole
               4Nè produr frutti in sua stagion felici.
          Tal di mia terra io tratto e, l’infelici
               Fronde perdute, e non le fronde sole,
               Quando e dove risorgo? Inutil mole
               8Sembro, sterpata con sinistri auspici.
          D’aura eterna e di sol gli spirti e i rai
               Almi e lucenti, e di sant’acque e pure
               11Aspettar debbo i benedetti umori?
          Verdeggerò translato e darò mai
               Frutti a’ digiuni? o pur ombre e ristori
               14A chi sia stanco per gravose cure?

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