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ALESSANDRO GUIDI
E caldo ancor dentro le sue ruine
Fuma il vigor delle virtù latine!
Indomita e superba ancora è Roma,
15Benchè si veggia col gran busto a terra.
La barbarica guerra
De’ fatali Trioni,
E l’altra che le diede il tempo irato,
Par che si prenda a scherno:
20Son piene di splendor le sue sventure,
E il gran cenere suo si mostra eterno:
E noi rivolti all’onorate sponde
Del Tebro, invitto fiume,
Or miriamo passar le tumid’onde
25Col primo orgoglio ancor d’esser reine
Sovra tutte l’altere onde marine.
Là siedon l’orme dell’augusto ponte,
Ove stridean le rote
Delle spoglie dell’Asia onuste e gravi;
30E là pender soleano insegne e rostri
Di bellicose trionfate navi:
Quegli è il Tarpeo superbo,
Che tanti in seno accolse
Cinti di fama cavalieri egregi,
35Per cui tanto sovente,
Incatenati, i regi
De’ Parti e dell’Egitto
Udiro il tuono del Romano editto.
Mirate là la formidabil ombra
40Dell’eccelsa di Tito immensa mole,
Quant’area ancor di sue ruine ingombra!
Quando apparir le sue mirabil mura
Quasi l’età feroci
Si sgomentano di recarle offesa,
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