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ALEARDO ALEARDI
E di tanta fortuna
Solo rimaser la speranza e Dio! . . .
25E l’Arcadia trillava. Ahi sciagurati
Fantasimi di vati! E quella, in tanto
Strazio comun, la dolce ora vi parve
Da vaneggiar nei folti
Boschi per Clori e Fillide? — Dei fati
30Scherno crude fu il vostro canto, o stolti
Fabbri di vacue larve!
E intanto quel gentil popol che corse
Marinaro e guerriero
Sul gemino emispero
35Vedilo là, che asciuga al sol la vela,
Quasi mantel di povero, sdrucita;
E al remo suda inconscio pescadore,
E ignoto vive, e muore
Ignoto, e posa nell’umíl sagrato
40Alla sua chiesa allato,
Dove appendeva all’are
Qualche votiva tavola a Maria . . .
Ave, Stella del mare!
Pei mille templi che da Chioggia a Noto
45Ti ergea pregando l’Italo devoto;
Per i lumi modesti
Ch’ora ei t’accende ai dì della procella
Per Raffaël che ti pingea sì bella;
Tu sì gentil coi mesti,
50Fa che la gloria ancor spunti, o Divina,
Sui tre orizzonti della mia marina.
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