Pagina:The Oxford book of Italian verse.djvu/60

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GUITTONE D'AREZZO

          Altezza tanta in la sfiorata Fiore
               Fu, mentre ver se stessa era leale,
               Che riteneva modo imperiale
               Acquistando per suo alto valore
               20Province e terre, presso e lungo, mante;
               E sembrava che far volesse impero,
               Sì come Roma già fece, e leggero
               Gli era, ciascun non contrastante.
               E ciò gli stava ben certo a ragione,
               25Chè non se ne penava a suo prò tanto
               Come per ritener giustizia e poso:
               E poi fulli amoroso
               Di far cïò, si trasse avanti tanto,
               Ch’al mondo non è canto
               30U’ non sonasse il pregio del Leone.
          Leone, lasso! or non è, ch’io lo veo
               Tratto l’unghie e li denti e lo valore,
               E ’l gran lignaggio suo morto a dolore
               Ed in crudel prigion messo a gran reo!
               35E ciò gli ha fatto chi? quelli che sono
               Della gentil sua schiatta stratti e nati,
               Che fur per lui cresciuti ed avanzati
               Sovra tutt’altri e collocati in bono.
               E per la grande altezza ove gli mise
               40Innantir sì, che ’l piegâr quasi a morte.
               Ma Dio di guerigion feceli dono
               Ed e’ fè lor perdono;
               Ed anche il rifedir poi, ma ’l fu forte
               E perdonò lor morte:
               45Or hanno lui e sue membra conquiso.
          Conquiso è l’alto Comun fiorentino,
               E col Sanese in tal modo ha cangiato,
               Che tutta l’onta e lo danno, che dato

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