Pagina:Tigre Reale.djvu/20

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Allorquando i due amici si avvicinarono a lei ella si era fermata dinanzi a un camino; vedendoli venire aggrottò le sopracciglia con un rapido movimento, e fissò su di Giorgio, attraverso lo specchio, uno sguardo limpido e ghiacciato come il cristallo che lo rifletteva; poi si voltò intieramente, e gli piantò gli occhi in viso per due o tre secondi; sembrava che il consiglio della de Rancy fosse proprio giusto. La contessa accolse freddamente la presentazione, inchinò leggermente il capo, senza aprir bocca, senza guardar Giorgio, quasi senza badargli, e si allontanò appena egli ebbe scritto il suo nome sul taccuino che gli presentò. Qui accadde un garbuglio che i padrini di La Ferlita e del maggiore Guidoni, lo spadaccino famoso, non riescirono a mettere in chiaro, e che fu sciolto con un colpo di spada. Sembra che la contessa avesse avuto la bizzarria di offrire il suo taccuino a Giorgio quando la lista dei balli era piena zeppa, e che Giorgio avesse avuto l’altra bizzarria di sostituire il suo nome a quello del Guidoni, e costui a sua volta, da uomo ammo-