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Necessario appare il Molto quando in esso il Pensiero riesce a scorgere l’Uno: ma il Molto puro e l’Uno puro in quanto termini tra cui il pensiero si libra sono per esso, fino a che esso si libra fra loro, caso puro, contingenza assoluta, che c’è perchè c’è, di cui il Pensiero in quanto tale non può darsi nessuna spiegazione: spiegare, infatti, significa precisamente ridurre il Molto all’Uno, e quindi lo spiegare non ha presa sul Molto puro e sull’Uno puro che, come tali, sono inesplicabili.

La natura stessa del Pensiero d’essere mero riduttore del Molto all’Uno lo condanna a non poter liberare mai dalla macchia della contingenza le sue creazioni. Contingente il Molto, contingente l’Uno, e in ogni atto di riduzione del Molto all’Uno — nel che consiste il pensiero — è contingente per lo meno l’apparenza del Molto che mette in moto la macchina della riduzione del Molto all’Uno, cioè il pensiero. Di qui la radicale condanna da cui è colpita ogni costruzione sistematica dell’universo: perchè il Pensiero potesse edificare un sistema del Mondo dovrebbe poter dall’Uno discendere ai particolari, generarli dal suo proprio seno, e questo, come abbiamo visto, gli è assolutamente, per la sua stessa costituzione, vietato.

Perchè il Mondo apparisse sotto l’angolo dell’assoluta necessità, il Pensiero dovrebbe esser lui a generare il Vario. Ma il Pensiero è Pensiero appunto perchè esso è negatore del Vario e riduttore del Vario all’Uno.

Il Pensiero marcia in direzione diametralmente opposta al Reale. Esso risale la china che il Reale discende. Tanto di necessità esso vede nel Reale quanto di vario, molteplice, particolare, individuale, hic et nunc determinato, cioè di reale, esso nega e sopprime. Esso non può assimilarsi il Reale che a patto di ucciderlo in ciò che lo fa Reale. Il Reale è il cibo del pensiero: e ha la sorte d’ogni cibo, di essere annullato nella sua peculiarità e ridotto all’organismo cui fa da cibo. Appunto perciò il Reale in quanto tale non può non apparire al Pensiero come il non — necessario, il contingente, l’imprevedibile, ciò che c’è e poteva benissimo non esserci.

Il Reale è il farsi del Molto dall’Uno — il Pensare è disfare il Molto nell’Uno. Pensare non è fare: è dis-fare.