Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/201

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152 parte

fiorissero scrittori de’ mimi avanti a lui, costui tuttavia non pure un amplissima gloria tra’ mimografi s’acquistò, ma passò ancor tra molti per inventor de’ medesimi. E nel vero sua invenzione è credibile che que’ mimi si fossero, i quali la vita quotidiana esprimevano delle persone. Così egli. Per ultimo la poesia burlesca di qualunque maniera pare, secondo il Fabbricio, che avesse cominciamento in Sicilia. (Bibl. Graec. t.1, p, 689), e che fosse da un cotal Rintone siracusano prima d’ogni altro usata. “E anche un de’ primi scrittori di elegie ebbe la Sicilia in Teognide da Megara, nato, secondo Suida, nell’olimpiade lix„.


L’eloquenza da’ Siciliani ridotta ad arte. XV. Ma l’eloquenza, forse più ancora che non la poesia, debbe alla Sicilia la sua origine e i suoi più ragguardevoli ornamenti. Non intendo già io di favellare qui di quella eloquenza per cui gli uomini ancorchè rozzi e volgari sanno i lor bisogni e le ragioni loro esporre, e la lor causa trattare valorosamente. Questa nacque cogli uomini, e le passioni e i bisogni la perfezionano. Parlo di quella che arte di eloquenza si dice, la quale sull’indole del cuore umano e sulla nostra esperienza medesima facendo attenta riflessione, quelle leggi e que’ precetti ne trae, che a persuadere parlando sembrano più opportuni. Or l’invenzion di quest’arte viene comunemente attribuita alla Sicilia. Noi non possiamo averne più autorevole testimonianza di quella che troviamo in Cicerone e in Aristotele, i quali a Corace e a Tisia siciliani l’attribuiscono. Usque a Corace, dice Tullio (De Orat.l. 2, n. 91), nescio quo et