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264 parte terza

soverchiamente vago di usare parole e stile antico e disusato, aggiugne nondimeno che fama forse maggior di Scipione egli ottenne nell’eloquenza: perciocchè, dic’egli graziosamente, egli è costume degli uomini di non volere che un uomo stesso sia in più cose eccellente. Or come nelle lodi di guerra niun può sperare di aggiugnere l’Africano, benchè sappiamo che nella guerra di Viriato assai valoroso si mostrasse ancor Lelio; così in ciò ch’è lode d ingegno, di letteratura, di eloquenza, e di ogni saper finalmente, benchè amendue sian nominati tra’ primi, a Lelio nondimeno volentieri accordano la precedenza.


Per qual ragione l'eloquenza avesse in Roma molti seguaci. II. Io passo sotto silenzio molti altri oratori che a questo tempo medesimo si acquistarono nome, i cui diversi caratteri si posson vedere maravigliosamente descritti da Cicerone. Uno però di essi è degno di special ricordanza, perciocchè nuove grazie e nuovi ornamenti aggiunse alla latina eloquenza, e lo stile singolarmente ne fece a imitazione de’ Greci armonioso e soave. Fu questi M. Emilio Lepido soprannomato Porcina. Ecco l’elogio che di lui fa Cicerone (n. 15). At vero M. Aemilius Lepidus, qui est Porcina dictus, iisdem temporibus fere, quibus Galba, sed paulo minor natu, et summus orator est habitus, et fuit, ut apparet ex Orationibus, scriptor sane bonus. Hoc in oratore latino primum mihi videtur et lenitas apparuisse illa Graecorum, et verborum comprehensio, etiam artifex, ut ita dicam, stilus. In questa maniera venivano i Romani sempre più perfezionando ed ornando la