Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/541

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492 PARTE TERZA amico assai del Sigonio, diede alla luce in Venezia il libro De Consolatione, attribuendolo a Cicerone, e molti gli dierono fede. Antonio Riccoboni prima, e poscia Giano Guglielmi seguito poi ancora da Giusto Lipsio, scrissero a provare che degno di Cicerone non era quel libro. Il Sigonio prese a difendere caldamente l1 opposta sentenza, e a sostenere, come si è detto, che non vi era fondamento bastevole a negare che Cicerone ne fosse autore. Il tempo ha deciso contra l’opinion del Sigonio, ed ora non vi è uomo intendente di critica e di buona latinità, che reputi quel libro opera di Cicerone. La quistione ancora indecisa si è, se il Sigonio ne sia stato l’autore, e se egli abbia voluto imporre alla sua e alle seguenti età col far credere che fosse scritto da Cicerone un libro da lui stesso composto. L’amicizia del Sigonio col Vianellij.e il calore con cui egli prese a combattere in questa causa, sono i soli, e, a mio parer, troppo deboli argomenti a provarlo; che quanto a ciò che dice il Fabricio essere sentimento di alcuni che lo stesso Sigonio confessasse finalmente la sua frode, di ciò, come osserva il Muratori, non vi ha prova nè indicio alcuno; e molto meno di ciò che altri affermano, che quando ei vide che il suo disegno non eragli riuscito, di dolor ne morisse. Non vi ha dunque, a mio credere, argomento che basti a provare il Sigonio reo di tale impostura; e quando ancora il fosse, sarà a lui di non mediocre onore l’avere scritto in maniera che molti di fatto in sulle prime s’ingannassero; e a gloria pur dell’Italia dovrassi