chi un passo di Tacito. Questi parla di un C. Petronio (l. 16 Ann. c. 18, ec.) di cui forma il
carattere come d’uomo dato interamente a’ piaceri 7 ma di una maniera più fina e più dilicata che la più parte de’ Romani a quel tempo:
Illi dies per somnum, non officiis et oblectamentis vitae transigebatur. Utque alios industria, ita hunc ignavia ad famam protulerat;
habebaturque non ganeo et profligator , ut. plerique sua haurientium, sed erudito lu.ru. l)i
lui prosiegue a dire, che fatto proconsole della
Bitinia, e poscia console, mostrò vigore e abilità neir amministrazion degli affari che gittatosi poscia di nuovo a’ vizj e all’imitazione
de’ costumi della corte, fu da Nerone ricevuto
tra’ pochi suoi famigliari., e fatto soprintendente a’ piaceri, poichè Nerone ni una cosa
riputava dilettevole e dolce , se non l avesse
approvala Petronio. Questo è il carattere che
di Petronio ci ha lasciato Tacito, a cui veggasi quanto sia conforme quello che a suo
talento ne ha formato l’altre volte mentovato
ab. Longchamps (Tabl. hist des gens de lettr.
t. 1, p. 75), il quale fondato su questo’ stesso
passo di Tacito ci rappresenta Petronio come
uomo che sapesse unire lo studio a’ piaceri,
e che in questi non oltrepassasse mai i confini
della grazia e della delicatezza. Il favore di cui
godeva Petronio presso Nerone, risvegliò l’invidia di Tigellino. come siegue a narrare Tacito,
da cui fu accusato come complice di congiura.
Petronio, avutane contezza, prese la risoluzione frequente allor tra’ Romani di uccidersi}
e segossi le vene, ma per modo che fermando