Solo una volta l’imperador Vespasiano gli fe’
un dono di cinquecento mila sesterni ossia di
circa dodici mila cinquecento scudi romani;
il che, aggiugne lo stesso scrittore, fu a ragion celebrato come atto di maravigliosa e singolare liberalità. Se volessimo dar fede a Marziale, noi dovremmo dolerci assai della perdita
che fatta abbiamo delle poesie di Arunzio Stella
che oltre altri componimenti lodata avea co’
suoi versi la colomba della sua Violantilla;
perciocchè Marziale dice (l. 1, epigr. 8) che
i versi di Arunzio tanto eran migliori di que’
di Catullo, quanto più grande di un passero è
un colombo. Ma di questi elogi noi faremo il
conto medesimo che di quelli ch’egli e Stazio
danno a Lucano, antiponendolo per poco a Virgilio. A’ tempi di Plinio il Giovane ebbevi un
Passieno Paolo cavalier romano, uomo assai
erudito, di cui egli dice che quasi per dritto
di nascita si era dato a scrivere elegie (l. 6,
ep. 15), perciocchè egli era della patria stessa
e della stessa famiglia di cui Properzio. Molti
altri poeti dallo stesso autore si rammentano
con grandi enco’ mii, come Pompeo Saturnino,
di cui dice che facea versi al par di Catullo
e di Calvo (l. 2, ep. 16); Ottavio, cui egli caldamente esorta (l. 2, ep. 10) a pubblicare una
volta i suoi versi; M. Arrio Antonino avolo materno dell’imperadore Antonino, di cui sommamente loda le greche non meno che le latine
poesie (.l. 4) eP- de 18; l. 5, ep. 11); C. Fannio (l. 5, ep. 5), ed altri molti ch’io tralascio
per non annoiare chi legge con una inutil serie di nomi. E basti l’aver favellato di questi