convengono tutti comunemente eli’ ella sia d’altra mano. Ma questo argomento tratto dalla
diversità dello stile, ha esso quella forza che
da alcuni gli si attribuisce? Non potrebbesi
dire per avventura che alcune da Seneca furon composte, mentre se ne stava esule nella
Corsica, e ch’esse per perciò si risentono della
tristezza e dell’abbattimento in cui era il loro
autore? Oltre di che, leggansi di grazia i pareri de’ diversi autori sulle diverse tragedie di
Seneca raccolti dal Baillet (Jug. des Sav. t. 3,
p. 254) e dal Fabricio (Bibl. lat. l. 2, c. 9),
e vedrassi come essi sieno di gusto tra lor
concordi. La Tebaide da Giusto Lipsio si antipone a tutte l’altre, per tal maniera ch’ei
pensa che ella appartenga al secol d’Augusto.
Giuseppe Scaligero e Daniele Einsio non la
reputan degna neppur di Seneca. Al contrario
l’Einsio loda altamente le Troadi, e non teme
di antiporre questa tragedia a quella da Euripide
scritta sull’argomento medesimo, e lo Scaligero ancora le dà il primo luogo tra le tragedie latine. Ma Giusto Lipsio con altri la voglion opera di un poeta da nulla. L’Ottavia
ancora sembra allo Scaligero degna di Seneca;
a Giusto Lipsio pare la più vil cosa del mondo.
Così tutti lusingansi di aver palato a ben decider del gusto; ma appena è mai che il lor
gusto sia conforme all’altrui. Quindi su questo
punto ancor io penso che nulla si possa decidere francamente, e che ognun possa sentirne come meglio gli piace. Ciò che di certo
si può solo affermare, si è clic f Ercole Furioso, il T’leste, 1 Ippolito, le Troadi, la