invece di difendersi, cominciò a mostrarsi
attonito e sorpreso da sì grande eloquenza;
quindi a lodare l’orazion di Caligola, ripeterne le diverse parti, esaltarne la bellezza e
la forza; e finalmente quasi incapace a rispondere , gittatosi a piè dell’imperadore, confessare di non avere altra difesa che quella
delle preghiere e del pianto. Di che pago Caligola rimandollo assoluto, e non molto dopo
l’elesse a console. Ma Domizio non ebbe ugual
lode pe’ suoi costumi che per la sua eloquenza
(Tac. Ann. l. 4? c. 52); e questa ancora col
crescere degli anni venne meno per modo che
quando saliva su’ rostri , spesso egli era o
compatito, o deriso (Quint l 12, c. 11). E la
morte ancora non ne fu molto gloriosa, perchè cagionatagli, secondo la Cronaca eusebiana,
dal soverchio cibo. Essa accadde, secondo Tacito (Ann l. 14 » c• *9); nel quinto anno dell’impero di Nerone. Giulio Africano ancora fu delle
Gallie, e nativo della città di Saintes, come
chiaramente afferma Tacito: Julius Africanus e
Santonis Gallica ci vi tate (Ann. l 6, c. 7); ed è
perciò a stupire che gli autori della Storia Letteraria di Francia non gli abbiano dato luogo
tra’ lor più celebri oratori. Quintiliano dopo
aver detto, come già abbiamo veduto, ch’egli
e Domizio erano i migliori tra gli oratori da
lui conosciuti, così forma il carattere di G olio
Africano: Questi era*pin impetuoso, ma nella
scelta delle parole troppo affrettato e troppo
lungo talvolta nella tessitura del ragionare, e
nelle trasposizioni non abbastanza ritenuto.