Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/239

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202 libro

materia di lodare veracemente (què che ora fioriscono Perciocchè uomini di grande ingegno son quelli che ora illustrano il foro; e gli avvocati già consumati gareggiano cogli antichi, e i giovani coraggiosamente si addestrano a seguirne i più luminosi esempj. Così Quintiliano sfugge saggiamente il pericolo di nominare gli oratori ancor vivi, e con una general lode comprende tutti, egli che pure altre volte, come abbiamo veduto, mostra di ben conoscere quanto f eloquenza a’ suoi tempi fosse dall’antica sua forza e maestà decaduta. Altri ancora poi troviamo in diverse occasioni nominati dagli scrittori di questa età, e detti oratori colti, eloquenti e forti: ma poco giova il tessere una lunga serie di nomi e di titoli, non avendo cosa alcuna fra le mani da cui poter giudicare del! vero carattere della loro eloquenza. Bastimi dunque accennare i nomi di Mamerco Scauro, cui Tacito chiama il più eloquente oratore a’ tempi di Tiberio (Ann. l. 3, c. 31, 66; l. 6, c. 39), ma insieme infamia e obbrobrio dei suoi illustri antenati, e che poscia accusato di gravi delitti da se medesimo si die’ la morte; rii Giulio Grecino (Tac. in Vita Agric.; Sen. de Benef. l. 2) ucciso da Caligola, perchè ricusò fermamente di accusare Silano; di Vozieno Montano rilegato da Tiberio nell1 Isole Baleari (Tacit Ann. I c. 42 >’ Euseb. Chron.); di Pompeo Saturnino, quel medesimo che tra’ poeti abbiam nominato (Plin. l. 1, ep. 16), de’ quali gli allegati scrittori parlano come di famosi oratori. Altri se ne posson vedere nominati da Seneca nelle sue Controversie.