Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/300

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a più pazzi capricci. Che Seneca fosse ancora innalzato alla dignità consolare, non è cosa del tutta certa, e si può vedere ciò che ha scritto su questo punto il gran panegirista di Seneca Giusto Lipsio (Vita Sen. c. 4)- Ma se egli ottenne f onore del consolato, questo non gli fu bastevole scudo contro la crudeltà di Nerone , che sdegnato contro di Seneca, divenutogli troppo importuno ed odioso, cercava ogni maniera di opprimerlo. Era già egli stato accusato a Nerone di aver radunate immense ricchezze; di che essendosi Seneca discolpato presso di lui, questi che forse non credeva ancor giunto il tempo di sfogare contro di esso il suo sdegno, dissimulò accortamente e se gli finse amico e favorevole più che mai per f addietro (Tac. l. 14 Ann. c. 52, ec.). Seneca però, che ben ne conosceva il reo animo , diedesi allora per sottrarsi all’invidia a un tenor di vita più solitario , sfuggendo di essere corteggiato, e sotto pretesto or di infermità, or di studio, assai di rado facendosi veder per Roma. Ma tutto invano a calmar l’odio di Nerone, a cui finalmente si presentò un’opportuna occasione di dannarlo a morte. Nella celebre congiura di Pisone, Seneca fa nominato tra’ rei. Tacito ci lascia in dubbio (l. 15,c. 56 66) se egli se ne facesse complice veramente, o se da Natale, uno de’ congiurati, fosse calunniosamente accusato a Nerone per acquistarsene il favore, poichè si sapea quanto dall1 imperadore ei fosse odiato. Comunque fosse > Seneca ancora fu avvolto nella procella che tanti de’ principali Romani trasse in rovina. Udiamone