Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/337

Da Wikisource.

300 LIBRO Luciano racconta Advers. indoctum libros embentem) che un cotale col prezzo di tre mila dramme comperò la lucerna da lui usata; ma questa è forse una capricciosa invenzione di questo scrittore. Più sicuro argomento del concetto che aveasi di Epitteto, si è il confronto che di lui fece il celebre Celso del Divin Redentore per combattere i Cristiani, e per mostrare che tra gl1 Idolatri ancora vi erano virtù eroiche. Ma è a vedere la risposta che su questo punto gli fa Origene (Contra Cels. l. 7), Egli è certo però, che Epitteto fu forse tra gl1 Idolatri cjuegli che col lume della ragione giungesse più oltre di tutti, e desse in se stesso il più luminoso esempio di morali virtù; benchè per altro sia sembrato ad alcuni di scorgere in lui ancora un non so che di quello stoico orgoglio che in altri filosofi abbiam veduto (V. Mem. de Littèrat. de Desmolets, t 5, par. 2). Abbiamo sotto il nome di Epitteto una disputa da lui tenuta con Adriano; ma il Bruckero con evidenti ragioni ha mostrato (t. 2, § 5"i) ch’ella è un’impostura. Arriano di Nicomedia, che ne fu discepolo, ci ha tramandato molti de’ discorsi uditi dalla bocca di questo illustre filosofo, de’ quali ci rimangono quattro libri, e una raccolta di sentenze da lui pure usate, che diconsi ordinariamente il Manuale di Epitteto. Aveane egli ancora scritta la Vita; ma essa è perita. Molti moderni l’hanno parimenti scritta, che dal Bruckero (p. 568) si annoverano, a’ quelli si possono aggiugnere il Cocquelin e il Dacier nelle prefazioni alle lor traduzioni del suddetto Manuale. Intorno a