Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/339

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3oa libro a cui appigliarsi per condannarlo (Dio l. lì di qui nacque poi forse l’onorarlo ch’ei fece, e il distinguerlo sopra tutti gli altri uomini dotti di quel tempo (Spart, in Hadr.), volendo almeno acquistarsi fama col rendere onori ad un uomo cui non poteva ne vincere nè rovinare. Era egli, al dir di Fitostrato, in sì gran pregio in Roma, che da lui sembrava quasi dipendere tutta la romana letteratura. Ma, a dir vero, agli elogi di Filostrato io non so condurmi a prestare gran fede, perciocchè ei parmi scrittore che cerchi di lodare anzi che di narrare. Comunque sia, ei certo doveva esser uomo assai dotto, come raccogliesi ancor da’ libri in gran numero da lui scritti, che da Suida (Lex. ad eoe. « Pìiavorinus •») e poscia dal Fabricio (Bibl. gr. t. 2, p. (60) son rammentati. l)i lui, oltre ciò che ne ha il Bruckero (t. 2, p. 166), si può vedere ciò che hanno scritto i Mam iiii nella Storia Letteraria di Francia (t. 1, p. 26.1). XXVIII. Non disgiungiamo da Favorino il suo contemporaneo e amico Plutarco. Poco di lui hanno scritto gli antichi, e le notizie a lui appartenenti è convenuto raccoglierle in gran parte dalle stesse sue opere. Tra i moderni più diligentemente di tutti ne hanno scritta la N ita l’inglese Dryden e il Dacier, il quale l’ha aggiunta alla traduzion francese ch’egli ci ha data delle Vite degli Uomini illustri di Plutarco. Questi, nativo di Cheronea nella Beozia, non ebbe veramente stabil dimora in Roma; ma vi venne più volte, e talvolta ancora vi si trattenne a lungo tempo. Il Dacier arreca buone ragioni a provare che la prima volta ch’ei pose piede