Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/39

Da Wikisource.
2 dissertazione

letto scrittore che parlando della decadenza degli studj, tali ragioni ne arrechi che corrispondano pienamente agli e (Tetti. Mi sia dunque lecito l’esaminare le altrui opinioni, e il proporre le mie; non perchè io mi reputi valevole a scoprire ciò che altri non hanno ancora scoperto, ma perchè spesso avviene che coll’osservare le vie tenute dagli altri per giùgnere a un termine, a cui essi non poterono pervenire, si arrivi finalmente a segnarne il sicuro sentiero.

I. E primieramente la munificenza de’ principi, e gli onori e i premj proposti a’ coltivatori delle arti e delle scienze, si reca comunemente per una delle principali ragioni del fiorir degli studj; la quale al contrario se venga meno, necessario è ancora che gli studi languiscano, e a poco a poco cadano in una total decadenza. E certo non può negarsi che da’ principi dipenda in gran parte la sorte della letteratura. Augusto ne’ tempi più addietro, i Medici e gli Estensi in Italia , Francesco I e Luigi XIV in Francia ne’ più recenti, ne sono una chiara riprova. Gli uomini si portano naturalmente a ciò che veggono dover loro riuscire onorevole e vantaggioso; e in un governo monarchico singolarmente, in cui ogni cosa dipenda dal voler del sovrano, se questi mostri di avere in pregio, e di accordar favore e mercede a’ poeti, a’ filosofi, agli oratori, si vedrà presto il regno pieno di oratori, di filosofi, di poeti. Ma potrem noi dire che questo basti o a far fiorire gli studi, o ad impedirne la decadenza? Riflettiamo più attentamente, e vedremo