lettera, nella quale minacciava guerra a chiunque
lo oltraggiasse; Apollonio Alessandrino, detto
anche Anterio, gramatico in Roma a’ tempi di
Claudio, ed altri ».
IV. Ma de’ filosofi stranieri principalmente
ebbevi in Roma grandissimo numero. I Greci
che vi avevano introdotti dapprima i filosofici
studj, pare che volessero conservare gelosamente il diritto di mantenerveli. La storia
della filosofia di questi tempi da noi esposta
poc’anzi anzi n’è chiara prova; poichè abbiamo
veduto che assai maggiore fu il numero de’ filosofi stranieri, che non de’ romani. E noi nondimeno non ne abbiamo nominati che i più
illustri. Assai più se ne petrebbono aggiugnere,
come Anassilao di Larissa (Bruì k. t. 2, p. 86),
Alessandro Egeo (ib. p. 474 Cheremone egiziano (ib. p. 543), Eufrato alessandrino (ib.
p. 565), e moltissimi altri, che vissero almeno
alcun tempo in Roma, e che da Seneca , da
Plutarco, da’ due Plinii, e da altri scrittori di
questi tempi si annoverano. Ma basti il detto
fin qui a conoscere quanto grande fosse la copia degli stranieri filosofi che venivano da ogni
parte del mondo o a coltivare, o a render celebre il loro ingegno in Roma.
V. Agli eruditi stranieri fin qui nominati ,
aggiugniamone ancora un solo, cioè Eliano autore di un’operetta greca che ci è rimasta,
De instruendis aciebus. Si è comunemente creduto per lungo tempo che fosse un solo l’autore di quest’opera, e di due altre che pur
vanno sotto il medesimo nome, intitolata l una
della Natura degli Animali, l’altra Storia varia