Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/416

Da Wikisource.

primo 379

lettera, nella quale minacciava guerra a chiunque lo oltraggiasse; Apollonio Alessandrino, detto anche Anterio, gramatico in Roma a’ tempi di Claudio, ed altri ». IV. Ma de’ filosofi stranieri principalmente ebbevi in Roma grandissimo numero. I Greci che vi avevano introdotti dapprima i filosofici studj, pare che volessero conservare gelosamente il diritto di mantenerveli. La storia della filosofia di questi tempi da noi esposta poc’anzi anzi n’è chiara prova; poichè abbiamo veduto che assai maggiore fu il numero de’ filosofi stranieri, che non de’ romani. E noi nondimeno non ne abbiamo nominati che i più illustri. Assai più se ne petrebbono aggiugnere, come Anassilao di Larissa (Bruì k. t. 2, p. 86), Alessandro Egeo (ib. p. 474 Cheremone egiziano (ib. p. 543), Eufrato alessandrino (ib. p. 565), e moltissimi altri, che vissero almeno alcun tempo in Roma, e che da Seneca , da Plutarco, da’ due Plinii, e da altri scrittori di questi tempi si annoverano. Ma basti il detto fin qui a conoscere quanto grande fosse la copia degli stranieri filosofi che venivano da ogni parte del mondo o a coltivare, o a render celebre il loro ingegno in Roma. V. Agli eruditi stranieri fin qui nominati , aggiugniamone ancora un solo, cioè Eliano autore di un’operetta greca che ci è rimasta, De instruendis aciebus. Si è comunemente creduto per lungo tempo che fosse un solo l’autore di quest’opera, e di due altre che pur vanno sotto il medesimo nome, intitolata l una della Natura degli Animali, l’altra Storia varia