Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/520

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SECONDO 4^3 medesima età, cioè verso il fine del II, o verso il principio del III secolo: setta che non facendosi schiava di alcuno degli antichi filosofi capi delle varie sette, raccoglieva da ciascheduna di esse ciò che pareva più somigliante al vero e più ragionevole. Intorno a questa setta si è in questi ultimi anni disputato assai, singolarmente per la maniera con cui dal Bruckero (Hist. crit. Philos. t. 2, p. 189, ec.), e più ancora dagli Enciclopedisti (art. Eclectisme), se ri1 è favellato, che è sembrata a ragione ingiuriosa alla religion cristiana, e che perciò è stata diligentemente esaminata e confutata, oltre altri scrittori, dall’anonimo autor francese della Storia dell’Eclettismo. A me non appartiene l’entrare in tali cose. La setta eclettica nacque e crebbe e dilatossi ampiamente in Alessandria, e Alessandrini furono Potamone ed Ammonio, nè insegnarono altrove che nella lor patria. Se Plotino e Amelio e alcuni altri filosofi la recarono a Roma, ella non vi gi.ttò profonde radici, e al partire di essi essa ancora svanì. Sembra che i Romani non fossero di lor natura molto inclinati alle sottili speculazioni) poichè di fatti veggiamo che niuna nuova setta nacque ed allignò tra essi: anzi ella è riilcs- < sione che facilmente si offre a chi legge la storia ecclesiastica, che delle antiche eresie che aggiravansi intorno ad astruse e speculative quistioni, quasi niuna ebbe origine nella Chiesa latina, ma nacquer comunemente tra’ Greci, benchè poscia i loro autori le recasser talvolta a Roma, e ne infettasser l’Italia. Io non debbo dunque trattenermi a disputare di ciò a che i Romani non ebbero che piccolissima parie.