Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/553

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n. Ma poscia romincianoa decadere. 516 LIBRO veder la descrizione presso il lodato Winckelmann (ib. et seq.). Il celebre Erode Attico, di cui abbiam ragionato a suo luogo, uomo ricco e splendido sopra ogni altro de’ tempi suoi , moltissimi monumenti di non ordinario pregio fece innalzare in Roma e in Atene. Filostrato ce ne ha lasciata la descrizione (Vit. Soph. l.2)} seppur non l’ ha egli, come vi ha luogo a sospettare, esagerata di troppo. Lo stesso Marco Aurelio avea appresa l’arte della pittura sotto un cotal Diogneto (Jul. Capit, in M. Aur. c. 4)? di cui egli però loda bensì ne’ suoi libri (De reb. suis l. 1) i morali insegnamenti che n’avea ricevuti, ma non accenna alcuna istruzione avuta nell’arte di pingere, il che ha fatto sospettare al Salmasio (in Not. ad. Jul. Capit.) che due Diogneti vi fossero al tempo stesso, pittore l’uno, l’altro filosofo; di che non vale la pena di disputar lungamente. II. Ma questi famosi artefici, continua F erudito Winck cimami, erano que’ medesimi che sotto il regno di Traiano e di Adriano si eran formati alla scuola degli altri ancor migliori che gli aveano preceduti. Il regno degli Antonini non era molto opportuno a produrne de’ nuovi. I filosofi e i sofisti, de’ quali Roma era inondata, aveansi unicamente in pregio; ed essi disprezzatori superbi di ogni altra scienza e di ogni altra arte, non permettevano che il merito de’ valorosi artefici fosse, come conveniva , pregiato e ricompensato. Egli osserva in fatti (ib. p. 322) che una testa di Commodo, fatta mentre egli era ancor giovane, è assai bella; ma che quelle degl’imperadori seguenti