Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/573

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536 LIBRO con quai monumenti possa provarsi. Nè le sue Lettere nè gli altri scrittori antichi noti ce ne danno indicio alcuno; anzi la serie della sua vii a ci mostra chiaramente il contrario, e si può provare con evidenza ch’ei non fu nella sua patria, e molto meno in Milano, se non per tempo assai breve; e nella stessa iscrizione, ove pur tutti si accennano gl’impieghi da liti sostenuti, di questo non si fa motto. Per altra parte Plinio era uomo troppo amante della sua patria, perchè si possa credere ch’egli volesse così beneficare una vicina città, della quale anzi pare che il suo spirito patriottico lo rendesse geloso; poichè abbiamo veduto che, perchè i Comaschi non fosser costretti ad andarsene alle scuole in Milano, egli fondò in gran parte col suo , denaro scuole pubbliche in Como. È egli dunque probabile che un uom tanto sollecito dell’onore della sua patria volesse a vantaggio di una straniera città usare di liberalità così grandi, quali sono le espresse nella mentovata iscrizione? E non è anzi verisimile che dopo avere aperta in Como la pubblica biblioteca, il che da niuno si nega, egli assegnasse ancora per testamento un capitale con cui mantenerla? Ma non sappiamo, dice il Sassi, che fossero terme in Como; eppure nell’iscrizione si dice che Plinio ordinò per testamento che si fabbricassero, e lasciò copiosi legati per ornarle e mantenerle. A ciò i Comaschi posson rispondere, che il non sapersi che vi fossero terme, non pruova che non vi fossero; poichè non è questa cosa di tanto pregio che il non aversene monumento