Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/576

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TERZO 53l) mi arrechi l’autorità di qualche scrittore di que’ tempi, o non troppo da essi lontano. Ma finchè egli non produca altra prova che il detto del Ripamonti e del Galesini!, egli mi permetterà eh1 io sospenda di prestar fede alla loro asserzione. X. In niun modo poi io penso che si possa attribuire a Milano un’altra iscrizione da cui, quando ciò fosse, il lietissimo stato della letteratura in questa città sì comproverebbe ancora più chiaramente. Ella è stata pubblicata prima dall’Apiani (p. 29) e poscia dopo altri dal Muratori (Thes. Inscr. t. 2, p. 1067), ed è la seguente: I.MP. CAESAR. T. AF.LIVS HADRIANVS ANTONINVS AVG. PIVS CONS. III. TRIB. POT. II. P. P. AQVAEDVCTVM IN NOVIS ATHENIS COEPTVM A DIVO HADRIANO P.VTRE SVO CONSVMMAVIT DEDICA VITQVE La qual iscrizione dall’Apiani si riferisce come esistente in Milano nella basilica di S. Ambrogio. Ora supposto che questo acquedotto cominciato da Adriano e finito da Antonino Pio fosse in Milano, ne verrebbe per certissima conseguenza che questa città venisse soprannominata col titolo di nuova Atene, sicuro e onorevolissimo indizio del fiorir ivi degli studj d’ogni maniera, come già fiorivano nell’antica Atene. E tale è veramente l’opinione di molti e gravi scrittori, quai sono il Cellario, il Cluverio, il Martiniere ed il Salmasio, le parole de’ quali si arrecano dal soprallodato dottor