Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/673

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G36 • miìro afferma il contrario, dicendo di esser nato sotto altro cielo, ove la lingua latina non era natìa (prooem. l. 1 Saturn.). Ma ch’ei vivesse in Roma, apertamente raccogliesi da’ personaggi ch’egli introduce a favellar ne’ Dialogi intitolati De’ Saturnali. I principali tra essi sono Vezio Pretestato, Aurelio Simmaco, Cecina Albino, Servio, Furio Albino, Flaviano Nicomaco e Avieno. Di Simmaco e di Servio abbiam già favellato. Di Avieno ragionerem tra’ Poeti. Vezio Agorio Pretestato fu uno de’ più celebri uomini di questa età, e ornato di tutte le più ragguardevoli cariche, fra le altre della prefettura di Roma, come si raccoglie da una iscrizione presso il Grutero, riportata ancora da Isacco Pontano (in not. ad Macrob. l. 1 Saturn, c. 17). Abbiamo molte lettere a lui scritte da Simmaco che gli era amicissimo, e che ne loda l’amore allo studio, e l’occuparsi ch’egli faceva, ne’ giorni che gli rimanevano liberi, nella lettura degli ottimi autori (l. 1 ep. 44)• Ma piene singolarmente di magnifici elogi per esso sono le lettere che Simmaco scrisse agl’imperadori Teodosio, Arcadio e Valentiniano II, quando egli morì, allora appunto ch’era per prendere l’insegne del consolato (l. 10, ep. 23, 24, 25), il che accadde l’anno 384, come mostra il Tillemont (in Theod. art. 22, not. 20), presso il quale si potranno vedere raccolte cui credevasi eli"ci fosse chiuso, c noi ne parleremo nelle giunte al tomo sesto di questa Storia, ove cadrà di nuovo il discorso di l’iagio Pelacani filosofo parmigiano.