Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/738

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QUARTO 701 e aggiunte ancora alla magnifica edizione che del suo Virgilio ci ha data in Roma l’anno 1763 il P. Ambrogio della Compagnia di Gesù, e così pur le pitture del codice di Terenzio della stessa biblioteca, che veggonsi delineate nella bella edizione fattane in Urbino l’anno 1735, e quelle ancora di un altro codice di Terenzio mentovato dal Peirescio, appartengano all’età di Costantino (V. Winck. l. c. p. 331), e questa è ancora l’opinione del Winckelmann , il quale riflette che le pitture del codice vaticano di Virgilio sono state delineate da Sante Bartoli in modo, che appaiono migliori assai che non sieno nel loro originale. Egli aggiugne che una relazione inserita nel medesimo codice, e scritta nel medesimo tempo, ci dà motivo a credere ch’esso fosse scritto a’ tempi di Costantino. Ma qual sia questa relazione, egli nol dice; nè io ho potuto vedere le lettere del Brumauno eli’ egli ne arreca in testimonio (29). Di altre pitture che ci rimangono di questi tempi, non trovo menzione; ma ciò che si è detto, basta a mostrarci che anche quest’arte andava ogni giorno più decadendo miseramente. (n) 11 Ilurmanno, coinè si avverte «la! sopraccitato ab. Fea (l. rii. p. 4<iO 1 < non fa clic produrre il giudizio dell7 tinsio intorno all’antichità «lei codice Laurenziano di Virgilio, di cui si parla nel tomo seguente , e del Vaticano qui ricordalo; le cui pitture però da lui non credonsi tanto antiche, quanto sembrava al Winckelmann. Fine del Tomo H.