Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/109

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48 unno udito narrarsi da Cassiodoro, il quale adoperossi con grande ardore per introdurla, ma per le sciagure de’ tempi nol potè ottenere. Sembra dunque probabile che in tali scuole s’insegnasse ciò solamente che ad un ecclesiastico è necessario precisamente; ma non si andasse più oltre. XII. Non sono nè molti nè molto celebri comunemente gli scrittori sacri italiani di questi tempi; e due ragioni vi concorsero a mio parere. Nell’epoca precedente, cioè ai tempi di Costantino e de’ suoi successori, la religioni cristiana cominciò ad alzare liberamente il capo; e a’ pastori fu lecito l’istruire a tutto loro agio i fedeli e colla voce e cogli scritti de’ dogmi della lor fede. Quindi molti vi furono che presero a scriver libri e trattati a comune istruzione, e i sermoni ancora tenuti da alcuni al lor popolo furon raccolti, e per maggiore utilità pubblicati. Questo bisogno cominciava ora ad esser minore, poichè i Cristiani venivano più facilmente istruiti, e le opere degli scrittori dell’età precedenti bastavano ancora all’istruzione de’ posteri. Inoltre nell’epoca precedente l’eresie di Ario e di Pelagio e di altri aveano anche in Italia non pochi seguaci; ed era d’uopo perciò che da’ Padri venissero confutate, ed avvertiti i fedeli, perchè fosser cauti a non lasciarsi trarre in errore. Ma ora queste eresie cominciavano ormai ad essere dimenticate e neglette; e benchè i re ostrogoti fossero comunemente ariani, come nondimeno essi non molestavano per tal riguardo i Cattolici, nè si studiavan di stendere i loro errori, e gli Ostrogoti ch’erano pure in gran parte ariani, non