Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/114

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PRIMO 53 Aproniano e delle dignità sostenute da lui e dai chiari suoi antenati parla ampiamente con somma erudizione il sopraccitato dottissimo cardinale (l. cit.). Ma io osserverò solamente che la correzion di lui fatta di questo codice e in quell’anno stesso, come ora vedremo, in cui fu console, cel fa conoscere uomo assai amante de’ poetici studj. E di questi un piccol saggio ci ha egli lasciato nello stesso codice in un suo epigramma da lui soggiunto alle parole or or recitate, in cui dichiara ciò che sopra abbiamo accennato, che all’,emendazione di questo codice egli attese in quell’anno stesso in cui era console, e mentre si celebravano gli spettacoli da lui perciò dati al popol romano. Tempore, quo penaces Circo subjunximus, atque Scenam Euripo extulimus subitam, Ut ludos currusque simul variumque ferarum Certamen junctim Roma teneret! ovans, Tantum quippe sofos merui: terna agmina vulgi Per caveas plausus concinuere meos. Pretium (sic) In quaestum famae census jactura cucurrit, Nam laudis fructum talia damna ferant. Sic tota consumptas servant spectacula gazas, Festorumque trium) permanet una dies, Asteriumque suum vivax transmisit in aevum, Qui parcas trabeis tam bene donat opes. A lui pure dobbiamo la divulgazione del poema intitolato Pasquale di Sedulio, e non a un altro Asterio, come prova il suddetto Cardinal Noris , ribattendo le opposte ragioni del P. Sinnondo; frattanto l’esalta descrizione che ce ne ha poi data il eh. sig. canonico Rondini (Cai. Codd. lai Bill Laurent, t- i, p. arti, ec.).