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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/166

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PRIMO I o5 conservazione delle fabbriche e delle statue antiche, rinnovar quelle che avesser sofferto danno, e aggiugner quelle’ che si credessero opportune o necessarie. E in amendue queste formole chiaramente si scuopre quanto fosse di tali cose sollecito Teodorico, e quanto gli stesse a cuore che sotto il suo regno Roma non decadesse punto dall’antica maestà e grandezza. E ben sapeva egli che per tal m aniera sarebbesi conciliata la stima e l’amor de’ Romani; perciocchè questi, come narra Procopio (de Bello goth, l. 4, c. 22), erano singolarmente solleciti di conservare i bei monumenti di cui fino da’ più antichi tempi adorna vedevasi la lor città. R. Nè solo provvide generalmente alla conservazione delle fabbriche e de’ monumenti di Roma, ma spesso profuse egli medesimo i suoi tesori a ripararne or le mura, or altri pubblici edificj (l. 1 Var. ep. 25, 28; l. 2, ep. 7, 34; l. 3, ep. 29, 31). I sotterranei canali, fabbriche di m ara lùgli oso lavoro, furono per comando di lui ristorati (l. 3, ep. 30). Il teatro romano che, benchè fatto di pietre, minacciava nondimeno rovina, volle che a sue proprie spese si rinnovasse (l. 4, ep 51). Di queste provide cure di Teodorico a vantaggio di Roma frequentissime pruove s’incontrano nelle Lettere di Cassiodoro. E S. Ennodio ancora fra le altre lodi che dà a questo gran principe, annovera quella (Paneg. Theod.) di aver fatta risorgere all’antica grandezza non solo Roma, ma più altre città ancora. Infatti ad altre parti d’Italia egli pure rivolse la sua beneficenza. Una statua di bronzo era stata occultamente rubata 11. E nel riparare in Roma e altrove gli auliciti etliGxi.