Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/266

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SECONDO 3o5 altri dal Muratori (Script. Rer. ital. voi. 5), e che da alcuni credesi scritto neU’ vui secolo, vedremo a suo luogo che appartiene al secolo XII. A un altro veggiam dato il titolo di facondo poeta, ma non sappiamo con quali opere ei l’ottenesse. Questi è il celebre Giovannicio di Ravenna, di cui parla assai a lungo lo storico Agnello (l. Pontif, in Felice, ec.). Era questi uomo di segnalata pietà, e insieme assai versato nella greca non meno che nella latina favella. Quando verso l’anno 679 avendo l’esarco Teodoro perduto per morte il suo segretario, nè sapendo egli a cui confidare tal carica (sì grande era allor la scarsezza di chi sapesse scrivere con qualche eleganza), vennegli favellato di Giovannicio, di cui molto gli fu lodato il sapere e la probità. Fattosel dunque venire innanzi, poichè il vide picciolo di statura e spregevole della persona, gli parve poco opportuno a sostener la carica che gli destinava. Nondimeno a farne pur qualche pruova. fattasi recare una lettera scrittagli in greco dall’imperador Costantino Pogonato, gliela di è tra le mani perchè la leggesse; a cui Giovannicio modestamente: debbo io leggerla, disse, in greco, ovver in latino? Questa interrogazione ricolmò di maraviglia l’esarco, che ad accertarsi meglio del fatto, datagli una lettera latina, ordinogli che la leggesse in greco. Il che avendo fatto Giovannicio con singolare felicità, l’esarco il ritenne a suo segretario. Le lettere ch’egli scrisse in nome del suo signore, piacquer talmente alla corte , che dopo tre anni l’esarco ebbe ordine di mandare il suo segretario