Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/268

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SECONDO 207 ancora sarebbe stato ucciso, e che così di fatto avvenisse. Certo ei morì in quest’anno medesimo 711. Le cose che finora abbiam dette di Giovannicio, cel mostrano uomo assai dotto pei tempi suoi. Come nondimeno l’unico testimonio di sì grandi pregi è lo storico Agnello pronipote di Agnese figliuola di Giovannicio, può nascere qualche sospetto che egli abbia per avventura esagerate alquanto le lodi di questo suo antenato. VI. A questi tempi medesimi, cioè verso la fine del vii secolo, fu celebre in Pavia un gramatico detto per nome Felice. Altro però di lui non sappiamo se non ciò che ne racconta Paolo Diacono (Hist Lang. l. 6, c. 7), cioè che a que’ tempi fu illustre nell arte, gramatica Felice zio di Flaviano maestro dello stesso Paolo, e che il re Cuniberto lo amò per modo, che fra altri magnifici doni gli fè presente di un bastone ornato A argento e A oro. Ed ecco il sol monumento che della liberalità de’ re longobardi verso gli uomini dotti ci sia rimasto; un bel bastone donato ad un valoroso gramatico; ed ecco insieme il sol monumento che abbiamo degli studj che fiorivano in Pavia capitale del regno de’ Longobardi: due gramatici, Felice e Flaviano; de’ quali ancor non sappiamo quanto fosser valenti nella lor arte; perciocchè il vedere a questi tempi un uomo divenuto celebre per sapere non basta, come per più esempi abbiamo osservato, a conchiudere ch’ei fosse veramente uom dotto ed elegante scrittore. VII. Che direm noi della storia? Se se ne traggan quei pochi che scrissero o le V ite di