Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/295

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234 LIBRO questa opinione. Essa sarà gloriosa all’Italia, quando si possa provare con più certezza. Ma di essa non ci fa d’uopo per dimostrare, come già abbiam fatto, che Carlo Magno dovesse all’Italia il primo rivolgersi ch’egli fece a coltivare gli studj. Or passiamo a provare ciò che in secondo luogo ci siam prefissi, che niun dotto straniero fu da Carlo Magno mandato in Italia per toglierne la comune ignoranza. V. Se a render certa, o almen probabile un’opinione bastasse una lunga serie di autori che la sostengano, noi non potremmo ardire ili rivo; care in dubbio se Carlo Magno inviasse in Italia uomini eruditi, perchè vi tenessero scuola; perciocchè appena vi ha tra’ moderni scrittori chi non ce n’assicuri. Ma la buona critica ha omai sbandita questa maniera di argomentare presso i nostri maggiori troppo frequente, ai quali pareva di aver fatta, per così dire, una matematica dimostrazione, quando aveano schierato un numeroso esercito di scrittori, chiunque essi fossero, da’ quali un cotal fatto fosse affermato. Ove si tratta di storia antica, si esige al presente, e a ragione, l’autorità di storici o di monumenti antichi, la quale ove manchi, inutilmente si arreca quella degli autori moderni che non sono sovente che semplici copiatori l’uno dell’altro, e le cui diverse opere hanno perciò peso poco maggior di quello che avrebbon molti esemplari di un’opera sola. Anzi si vogliono esaminare i detti ancor degli antichi; perciocchè ove in alcun di essi si trova inverosimiglianza, contraddizione, o altro somigliante difetto, di esso ancora rigettasi, o si