Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/324

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dottissimo autore non abbia posta mente a una riflessione che ci offrono le stesse parole. Il sinodo o la conferenza di cui parla Dungalo, fu tenuto in presenza degl'imperadori Lodovico e Lottario: apud gloriosissimos et religiosissimos principes. Or questi non sembra che intervenissero al sinodo di Parigi, perciocchè i vescovi che l’avean composto, scrivendo loro per darne ad essi ragguaglio, mostrano chiaramente che i due principi non vi erano stati presenti. Nos servi ac fidelissimi oratores vestri qualiter proximis kalendis novembris apud Parisiorum urbem juxta praeceptum vestrae Magnitudinis in unum convenimus, ec. (Collect. Conc. t. 14, p. 421, ed. Ven. 1769)). E quindi sieguono a dire che hanno incaricato due de’ lor confratelli Aligario e Amalario di recare agl1 imperadori medesimi gli Atti di quel concilio. Se dunque il sinodo di cui parla Dungalo, fu celebrato in presenza de’ principi, esso non fu il sinodo dell'anno 825, a cui niun di loro intervenne. Ma ciò poco monta al nostro argomento. Certo è che questo libro fu scritto non molto dopo l’anno 820, perciocchè Dungalo, favellando della novità dell'opinione di Claudio, dice essere cosa strana che si prenda a combattere ciò che nella Chiesa si è usato per annos ferme DCCCXX, aut eo amplius. Quindi se il Dungalo autor di questo libro è lo stesso che il professor di Pavia, a me par probabile ch’ei lo scrivesse prima di passare in Italia. In fatti benchè Claudio fosse vescovo di Torino, noi non veggiamo che i libri da lui pubblicati contro le sacre immagini eccitassero alcun