Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/39

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XXXVIII RIFLESSIONI SULL* INDOLE Tolomei singolarmente, cioè quelle scritte a’ più confidenti loro amici, che nulla temono il confronto dell’incomparabile, ma sempre uniforme e monotona Sevigné. Oltre di che , qual ingiustizia è cotesta! Son forse que’ soli gli scrittori di lettere che noi abbiamo? Perchè tacere quelle di altri più recenti Italiani, quelle, a cagion d’esempio, del Redi, dei Magalotti, del Bianconi , del Taruffi e di tanti altri scrittori o viventi, o morti poc’anzi , le cui lettere non cedono in eleganza o in leggiadria a quelle di qualunque altro? E che cosa può darsi di più saporito e di più piccante in lor genere delle lettere di Gasparo Gozzi? • le quali analizzano spesso, come brama il sig. Arteaga, le passioni umane con finissima satira. Io son certo che una raccolta di lettere in lingua italiana fatta da mano maestra darebbe a conoscere ch’essa supera di gran lunga anche in questo genere tutte le altre lingue d’Europa. Noi non abbiamo alcun esemp o imitabile della maniera di scriver dialoghi alla foggia di Luciano , giacchè all’abate Arteaga non piacciono nè il Cortegiano del Castiglione, nè gli Asolani del Bembo, ne il Dialogo sulle forze vive dell’aureo e freddo Zanotti, il quale, prendendo od ornare alla foggia accademica una materia intrattabile, rese fi ¡vola una questione importante. Il nostro autor si dimentica che ci ha proposto poc’anzi il Galileo come modello di precisione, di eleganza, di proprietà e di robustezza di stile, e che perciò dovrebbe almeno eccettuare in questa sua censura i Dialoghi intorno alla nuova scienza. Che intende poi egli di dire ove dà al Zanotti gli aggiunti di aureo e freddo? Certo ei non ha il fuoco del sig. ab. Arteaga, di che non so s’ei debba esser ripreso. Ma chiunque ha buon gusto, dovrà confessare che gli accennati Dialogi sono scritti con rara eleganza; e che invece di biasimarlo per aver presa ad ornare una materia intrattabile , ei debb’essere ammirato e lodato , perchè con tal leggiadria ha maneggiato un sì sterile e sì difficile argomento, che benchè il comun consenso de’ dotti abbia conceduto l’onore della vittoria al celebre suo avversario il P. Vincenzio Riccati, egli ha potuto nondi57 ndimeno coll’amenità dello stile sorprendere e rapir talmente i lettori, che si è dubitato per qualche tempo a chi