Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/400

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TERZO ¿3^ ciò richiesti, essi credevan senz’altro di poter cingere alloro alla fronte, e dirsi poeti, e come tali erano in fatti dalla moltitudine riconosciuti e venerati. III. Io non tratterommi dunque a parlar de’ poeti di questi secoli, ai quali non abbiam motivo di mostrarci molto riconoscenti per le poesie di cui ci han fatto dono, che non sono comunemente nè di utile a’ nostri studj, nè di onore all’Italia. Maggior gratitudine dobbiamo agli storici, i quali, benchè in rozzo e barbaro stile, ci han nondimeno tramandate assai importanti notizie, e ci han fatto conoscere lo stato e le vicende di questi secoli. Fra essi per ogni riguardo deesi il primo luogo al celebre Paolo Diacono , di cui abbiam fatta già più volte menzione, e di cui ora ci convien favellare più stesamente; e molto più che i Francesi stessi confessano di’ egli è uno di quelli a’ quali in gran parte si dee il risorgimento de’ buoni studj in Francia (Hist. littér. de la France t. 4, p- 7). Di lui, oltre gli scrittori delle ecclesiastiche Bibli oleche, fra1 quali con più diligenza di tutti ha scritto l’Oudin (De Script, eccl. t. 1 ,p. ii)33), ha trattato ampiamente il celebre p. Mabillon (Ann. Benedet. t. 2, l. 24, n. 83, ecj l. 25, n. 66; l. 26, n. 86, ec.); ma con assai maggiore esattezza ha preso a esaminare tutto ciò che a lui appartiene , il più volte da noi mentovato sig. Giangiuseppe Liruti (Letterati del Friuli} t. 1, p. 163, ec.). Prima di lui alcune belle ricerche intorno a Paolo Diacono avea pubblicate l’ab. le Beuf (Diss. sur l’Hist. de Paris,