Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/444

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TERZO 383 scritto l’anno 8i3. Vi si osservano, die1 egli (Introd. ec. p. 4, ec.) , tracce sì belle di osservazioni astronomiche, che è veramente da ammirare come mai in un secolo sì caliginoso si giugnesse a questa chiarezza. Imperciocchè si vede da esso manifestamente che in Firenze fin dal secolo ix già si erano accorti dello spostamento de’ punti equinoziali e solstiziali sofferto dal Concilio Niceno fino a quel tempo nel Calendario Giuliano, che allora la Chiesa seguiva. Nè ciò si arguisce per qualche dubbiosa congettura, ma apparisce manifestamente da quattro passi dello stesso Calendario che a prima vista reca ammirazione e confusione. E qui ei siegue recando le pruove di ciò che afferma , le quali nell’opera stessa si posson vedere , poichè troppo a lungo mi condurrebbe il volerle anche sol compendiare ». Vili. Per ciò che appartiene alla medicina, non abbiamo in tutta quest’epoca notizia alcuna o di medici che in alcuna parte del mondo, non che in Italia, si rendessero illustri, o di nuove scoperte che in quest’arte si venisser facendo. E se essa fra tante rivoluzioni non perì interamente, noi ne siam debitori a que’ monaci stessi da’ quali anche le altre scienze furon preservate in gran parte da una irreparabil rovina. Nell’epoche susseguenti vedremo alcuni di essi esercitare con grande loro onore quest’arte. Qui basta il riflettere ciò che sopra abbiam già accennato, cioè che nel ix secolo il santo abate Bertario fra i molti libri di cui arricchì la biblioteca di Monte Casino, due codici vi ripose appartenenti a medicina, ne’ quali