Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/594

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QUARTO 533 VII. Nulla men difficile a sciogliere è l’ultima quistione che qui ci si offre a trattare, cioè quando precisamente avesse tra noi origine la poesia italiana, e chi fosse il primo ad usarne. Ciò che è certo, si è che poesie italiane di regolar metro a questi tempi ancor non si videro. Solo due abbozzi, per così dire, se ne producon dopo altri dal Quadrio, uno dell’anno i i35, l’altro del 1184j ^ secondo, benchè sia di un anno posteriore all’epoca di cui trattiamo, perla vicinanza nondimeno del tempo e per la somiglianza dell’argomento ci cade in acconcio l’esaminare a questo luogo. Il primo saggio di poesia è un’iscrizione della chiesa cattedrale di Ferrara posta sopra l’arco dell’altar maggiore, che ha così: In mille cento trentacinque nato Fo questo tempio a Zorzi consecrato: Fo Nicolao Scolptore E Glielmo fo l’autore. Quadrio, t. r, ]>. 4"?, Dalla qual iscrizione raccoglie il celebre Baruffaldi nel discorso premesso alle Rime de’ Poeti ferraresi, che in Ferrara prima che altrove si cominciasse a verseggiare in lingua italiana. E certo se questa iscrizione fu veramente fatta a quel tempo, ella è il più antico , e perciò il più pregevole monumento di volgar poesia. Ma chi ce ne assicura? Non potè egli forse accadere che a un tempio fabbricato l’anno 1135 si aggiugnesse dopo molti anni questa iscrizione? E parmi che vi sia qualche ragione che ce ne muova sospetto. Egli è certissimo, per comune consenso, che a que’ tempi non erasi ancor cominciato a scrivere italianamente; sicché »1