Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/599

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e che ella fosse credula tale, e perciò ne fosse fatta menzione, come ilBorghini afferma, nella carta dell’anno iqi f? Veggano gli eruditi se queste ragioni sieno bastanti a render dubbiosa la riferita iscrizione, Io certo non so arrendermi aa’affermarla sicuramente legittima. IX. Il Giambullari ragiona (Orig. della lingua fiorent. p. 134) di un cotal Lucio Drusi piquest’epoca sano ch’ei crede vissuto circa l’anno 1170, ee’essere stato il primo tra’ Siciliani che verseggiasse in lingua italiana. Ma io mi lusingo di poter mostrare a suo luogo che non è abbastanza provato che a questi tempi ei vivesse; e quindi da tutto ciò a me pare di poter inferire che non abbiamo alcun monumento per cui possiam persuaderci che in quest’epoca, di cui scriviamo, fosse coltivata la poesia italiana. Quel Ciullo d’Alcamo che vuolsi il più antico fra tutti quelli di cui ci sian rimaste rime, anche seguendo il parer di quelli che gli danno l’antichità maggiore che si possa concedergli, non fiorì che su gli ultimi anni del secolo XII, e non appartiene perciò a questo luogo. Ci basti dunque il fin qui detto dell’origine della volgar poesia, e riserbiamo aa’altra tempo il vederne più certi e pregevoli monumenti.

Capo V.

Filosofia e Matematica.

I. Abbiam già scorsi in questo tomo più secoli che per la storia della filosofia e della matematica sono stati voti e sterili totalmente; e