Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/604

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QUARTO 543 che la dimostrazione dell’esistenza di Dio tratta dall’idea stessa di un Esser Supremo, della quale credesi autore il Des Cartes, fu tanti secoli prima di lui trovata e posta in luce da S. Anselmo. Io non istancherò i lettori col recare qui i passi di questo grand’uomo, in cui propone e spiega questa dimostrazione 3 ma mi basterà l’appoggiare ciò che io dopo più altri ho asserito, all’autorità di uno de’ più sublimi metafisici di questi ultimi tempi, dico del gran Leibnizio, il quale a S. Anselmo espressamente attribuisce la gloria di questa invenzione. Sunt, dic’egli (vol. 5 Op. p. 570, ed. Genev. 1768), quae ab aliis pro novis inventis venditantur, licet petita a scholasticis, ut illa Cartesii demonstratio Divinae existentiae quae Anselmo cantuariensi inter scholasticae theologiae fundatores habendo debetur. Così accade talvolta che i moderni si faccian belli delle scoperte di antichi autori3 e che queste, che si sarebbon per avventura spregiate e derise quando si fosser credute invenzioni de’ secoli andati, appajan degne di lode quando si veggono apparir sotto il nome d’uomini a’ nostri giorni famosi. Un altro Italiano troviamo al principio del secolo XII professore, per quanto sembra, di filosofia, o almeno di dialettica, in Francia. Perciocchè Landolfo il giovane raccontando per qual maniera Giordano da Clivi fu richiamato dalla Francia a Milano, e fatto poscia arcivescovo di quella chiesa, dice (Hist. Mediol, c. 19): placuit.... revocare Jordanum de Clivi a provincia, quae dicitur Sancti Aegidii (cioè della città di S. Gilles), in qua ipse Jordanus