Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/677

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GlG LIBRO non vi fosse die un solo esemplare delle Leggi romane, e che questo si andasse per tal maniera , direi quasi, processionalmente portando da una all’altra città, mi arrenderei al suo parere. Ma io penso che il buon dottore Odofredo abbia qui voluto usare il senso allegorico, non il letterale; e che sotto l’idea del trasporto de’ libri, altro non intenda egli veramente che il trasporto dello studio; ed altro in somma non voglia dirci, se non che dopo la caduta dell’Impero occidentale, essendo divenuta Ravenna la residenza ordinaria de’ re goti prima, e poscia degli esarchi, ivi a’ tempi loro e ancor ne’ seguenti mantennesi lungamente vivo lo studio delle leggi, quanto era possibile negli infelici tempi che allor correvano; e che da Ravenna lo studio passò a Bologna, perchè avendo Irnerio, e que’ che gli succederono, preso a interpretare le leggi, e ottenuta con ciò gran fama, quella città divenne il teatro, per così dire , di tale studio , il quale perciò in Ravenna cessò e si estinse. A me pare in fatti di aver trovato nelle Opere di S. Pier Damiano (qualche vestigio del fervore con cui verso la metà dell’ xi secolo coltivavasi la giurisprudenza in Ravenna. Nella prefazione al suo trattato de’ Gradi di parentela (S. Petri Dam. Op. t. 2, p. 81, ed. Rom. 1608) ci narra di esser di fresco andato a Ravenna, e di avervi trovata accesa una controversia su’ gradi di parentela vietati nel matrimonio, e reca la decisione che su ciò aveano dato sapientes civitatis in unum convenientes , la qual decisione erasi da essi mandata a’ Fiorentini che ciò gli avean richiesti.