Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/680

Da Wikisource.

QUARTO r 619 da altri, racconta (in Chron. ad an. 1026) eli’ egli il fece ad istanza della celebre contessa Matilde. Ma, come egregiamente riflette il P. Sarti (P- 2(>), questa città non era ad essa soggetta; e inoltre, come Irnerio non iii il prin o interprete delle leggi, ma innanzi a lui era stato F oscuro Pepone, così non facea bisogno dell’autorità sovrana ad Irnerio, che lo esortasse a ciò fare. Un’altra origine di questa scuola si reca dal cardinale Arrigo di Susa , detto volgarmente il Cardinal d’Ostia, celebre canonista del xiii secolo. Egli parlando della voce latina as, dice eli’ essa diede occasione a introdursi in Bologna lo studio civile, cioè delle leggi: propter quod verbum venit Bononiam studium civile, ut audivi a domino meo (Comm. in Decret. Gregor, ad rubr. de Testam.), cioè dal suo maestro di’ era stato Jacopo Baldovino scolare di Azzo. Sembra dunque che fosse questa tradizione de’ bolognesi giureconsulti, che per qualche letteraria contesa nata sul valore dell’asse romano si consultassero le antiche leggi, e che Irnerio prendesse da ciò motivo di studiarle dapprima , e poscia d’interpretarle pubblicamente. Al P. Sarti non sembra improbabile una tale origine (p. 8). A me par veramente ch’ella abbia alquanto di quella credula semplicità che allora ne’" fatti storici era universale. Ma poco monta il saperne più oltre. XVI. Irnerio non si arrestò alla semplice spiegazione delle leggi romane. Egli scoprì ed espose , dice lo stesso P. Sarti (ib.) i tesori della giurisprudenza nascosti ne’ gran volumi delle Pandette; molto affaticossi. per quanto si può