Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/90

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PRIMO 29 che per gratitudine ad Amalasunta, e per mostrare l’orrore che provava per tale attentato, ei dovea partir dalla corte, ci dica in grazia, come sa egli che Cassiodoro non cercasse di fatto di allontanarsi, ma che da Teodato ciò non gli fosse permesso? Quando si tratti di togliere altrui la fama, e di accusare di un atroce misfatto un uom creduto sempre saggio ed onesto, basta egli per avventura il dire che non si pruova eh’ ci fosse innocente? O non abbiamo noi anzi ogni più giusto diritto a crederlo innocente , finchè chiaramente non provisi ch’egli fu reo? Mi si perdoni questa piccola digressione ch’io ho pensato di dover fare e per difesa di un uomo a cui molto dee l’italiana letteratura ch’egli sempre fomentò e sostenne, e per dare un saggio della maniera di pensare e di scrivere di alcuni moderni autori, i quali troppo volentieri abbracciano ogni occasione di oscurare la fama de’ celebri personaggi (4). Ma rimettiamoci in sentiero. (a) Il sig. ab. Lampillas ha voluto fare un confronto tra i fondamenti che si hanno di creder reo Cassiodoro, e que’: che si hanno di creder reo Seneca di que’ delitti de’ quali io ho detto eh’ è difficil cosa purgarli (Sag. apolog. della Letterat. spaglinola, par. 1, t. 1 , p 168, ec.), e vorrebbe persuaderci che maggior fondamento abbiamo contro Cassiodo.ro che contro Seneca. Chi leggerà quel passo del Saggio apologetico , conoscerà (quanto ragionevole sia la mia risoluzione di non perder tempo nel confutarlo. Si può nondimeno vedere ciò che contro di esso ha scritto il sig D. Pietro Napoli Signore!li (Vicende della Coltura nelle Due Sicilie, t. 2, p. 16. ec.).